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TENNIS30/08/2023

Pietrangeli, 90 anni tutti d'un fiato: "L'apice? La Davis"

Il leggendario tennista ha vinto due volte sia Parigi sia Roma: "A 18 anni ero un bel calciatore, il più grande è stato Lewis Hoad. Vita da atleta? Allora il premio tra vincitore e finalista era simile, non ho rimpianti".

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Due Roland Garros (1959-1960), due Internazionali d'Italia (1957-1961) e tre Montecarlo (1961, 1967, 1968): questi i principali successi di Nicola Pietrangeli che veleggia verso il traguardo dei 90 anni, che compirà l'11 di settembre.

Il capitano dell'unica Davis azzurra (1976) apre l'album dei ricordi a 'La Gazzetta dello Sport': "Un bel miscuglio, dal lato russo ho preso la capacità di gestire le emozioni, da mio padre, abruzzese-napoletano cresciuto in Nord Africa con influenza francese, la verve e la vena popolana: essere cosmopolita ha aperto lo sguardo sul mondo. Volevo fare il calciatore, a 18 anni ero più forte con la palla tra i piedi che con la racchetta in mano: la Lazio mi voleva cedere in Serie D, scelsi il tennis: almeno avrei potuto viaggiare. L'ho sempre detto al mio amico Gianni Rivera, il Federer del calcio: sei il più grande perché ho smesso".

Queste la vittoria più dolce e la sconfitta più dolorosa: "La vittoria agli Internazionali d'Italia nel 1961 a Torino contro Laver, ma non ne ho un ricordo nitido: ma se Rod ha vinto solo quattro game a partire dal secondo set, devo avere giocato alla grande. Anche la sconfitta più amara mi lega a lui, semifinale di Wimbledon nel 1960: avanti due set a uno, cedo al quinto; in finale ci sarebbe stato Fraser, era alla mia portata. Spiace, quell'anno ero davvero il più forte di tutti. Il più grande? Lewis Hoad, a parità di condizioni si metterebbe in tasca Djokovic, Federer e Nadal. Non ho mai detto di essere stato più forte di Panatta, è stato un grandissimo; Sinner è giocatore vero, vincerà uno Slam. E' il più completo della nuova generazione".

Il trionfo in Cile la soddisfazione a 360 gradi più grande: "Ero sul punto di passare professionista, mi fregò la cerimonia di apertura dei Giochi di Roma: vidi quegli atleti che gareggivano solo per la gloria, mi sarebbe spiaciuto non fare più la Davis. Vincerla è stata probabilmente la mia maggiore soddisfazione, l'hanno vinta i ragazzi, però mi rivendico la scelta di andare in Cile: mi hanno minacciato di morte. Non ho rimpianti, neppure se mi accusano di non avere fatto vita da atleta: a quei tempi se vincevi la finale il premio era 100 dollari, se la perdevi 80; oggi se vinci uno Slam guadagni tre milioni di euro  se lo perdi uno e mezzo. Ecco, per una tale differenza sarei anch'io andato a dormire sempre alle dieci".

 

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