CICLISMO05/08/2023
Glasgow, parla l'ultimo azzurro Campione del Mondo: "L'Italia punti su gruppo ed effetto sorpresa"
Ballan firmò l'impresa della vita a Varese 2008: "Tracciato nervoso che regalerà molte cadute, il favorito è Pedersen. La crisi del movimento è dovuta a settore giovanile, sicurezza e sponsor".
Sport Today
E' stato Alessandro Ballan l'ultimo corridore di casa nostra a indossare la maglia iridata: sono passati 15 anni dall'impresa di Varese, che fece seguito alla doppietta targata Paolo Bettini, e tutto lascia presagire che nessun azzurro a Glasgow prenderà il testimone dal 43enne di Castelfranco Veneto.
"E' la giornata che cambia una vita" apre a 'La Stampa' l'album dei ricordi Ballan "Come il matrimonio e la nascita delle mie due figlie; ogni tanto rivedo la corsa, mi ricordo ogni singolo minuto.. E' stata una azione molto bella, una di quelle che sono rare nel ciclismo odierno; sono partito a 2,7 km dal traguardo, avevo in mento quello. Ero il gregario di Paolo, non avevo pressioni: ero spensierato e in forma, alla sera ho sognato di salire sul podio: è stato un trionfo".
Le previsioni per domani non sono rosee per la banda Bennati, in un percorso che richiede concentrazione e specializzazione: "Si corre in anticipo rispetto le ultime edizioni, non ci sono fenomeni nella Nazionale; van Aert, van der Poel e Pogacar hanno due marce di più, punteremo sul gruppo e sull'effetto sorpresa, ma il mio favorito è Pedersen. Ha già vinto il Mondiale 2019, ha fondo, è forte e va veloce: il brutto tempo non lo spaventa, poi vedo van Aert; è un percorso nervoso, non è duro, ma molto tecnico, ci saranno molte cadute, sarà battaglia per rimanere nelle posizioni di vertice. Ganna e Milan hanno fatto bene a ragionare sulla pista, si giocano l'oro: l'errore è dell'UCI".
Non ci sono ricette per ridare ossigeno al movimento, se non la voglia di salire in bicicletta e di fare fatica, anche se a concorrere alla crisi azzurra ci sono altri fattori: "Se ne parla da un decennio, le crisi sono cicliche e questa deriva da più di un fattore: innanzitutto, il settore giovanile. Tutti cercano il risultato, spingono troppo i bambini e quando crescono sono già spremuti; servono gioia e passione per avere l'ambizione di arrivare in alto, poi c'è il problema della sicurezza: quando una delle mie figlie ha deciso di correre non ero così contento, le nostre sono strade pericolose. inoltre gli sponsor non investono, hanno paura: in Italia non ci sono squadre World Tour. I giovani non hanno fame, a 16 anni hanno già tutto: per potere correre dovevo lavorare nei tre mesi invernali, facevo il muratore, l'imbianchino, l'idraulico.. Ho scoperto la fatica e quando salivo in bici era tutto più bello, ho imparato a fare sacrifici; la fatica è la compagna di un corridore, arrivi a un punto in cui convivi con il male alle gambe e con il dolore".