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SERIE A03/05/2021

Serie A, Inter: Scudetto si, ma i problemi economici del calcio restano

Se da un lato i supporter nerazzurri si lasciano andare alla gioia, chi deve garantire la sopravvivenza del calcio europeo vive questi festeggiamenti con felicità, si, ma sempre con uno sguardo al futuro.

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Tempo di festeggiamenti in casa Inter. Ad 11 anni dal precedente successo, i nerazzurri tornano a conquistare la Serie A, e in migliaia di tifosi hanno riempito le strade di Milano per festeggiare, tutti uniti dopo un anno difficile, la propria squadra del cuore, causando non poche polemiche. 

Ma se per i tifosi è tempo di svago, non si può dire lo stesso dei dirigenti, impegnati a programmare la nuova stagione e, soprattutto, a garantire un futuro al calcio mondiale in questo clima di Pandemia.

Lo sa bene Beppe Marotta, AD dei nerazzurri, che ai microfoni di Radio Anch’io Lo Sport, è tornato a parlare della proposta della Superlega, spiegano bene le ragioni di tale scelta:

"La Superlega è nata dall’apprensione dei proprietari perché il modello vigente non è sostenibile. Tutti ricordiamo i grandi mecenati che tiravano una riga e coprivano il disavanzo. Questo calcio va verso un modello di business diverso. Solo a Milano ci sono due proprietà straniere. La Superlega è nata più per una preoccupazione visto il sistema di adesso. E’ nata con modalità e tempi un po’ sbagliati, ma da tutte le cose vanno tratti insegnamenti. L’insegnamento è che il calcio va rimodellato, altrimenti si va in default".

Default. Una parola che Marotta ripete ormai da mesi, e che significa 0. Basta. Soldi finiti e ciao a tutti. Una preoccupazione che avvicina tutte le squadre europee, quasi tutte in crisi economica:

"Un luogo comune dice che non sempre chi più spende più vince, perché accanto al Dio denaro ci deve essere competenza. L’esempio in Italia è l’Atalanta, esempio virtuoso di come si possa competere a grandissimi livelli senza spendere eccessivamente. L’obbligo del management è mixare tutto salvaguardando il patrimonio del club. In questo momento è giusto ridurre i costi che trovano un costo del lavoro rilevante, gli stipendi non sono supportabili ed è lì che bisogna lavorare, riducendo anche l’area professionistica in Italia".

Tempo di festeggiamenti si, ma il lavoro duro, per tutti, inizia proprio ora.

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