CALCIO07/06/2022
Fabrizio Miccoli rompe il silenzio dopo la scarcerazione
L'ex capitano del Palermo, Fabrizio Miccoli è tornato in libertà dopo 6 mesi di detenzione a Rovigo. Era stato condannato in via definita a 3 anni e 3 mesi di detenzione con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Sport Today
Fabrizio Miccoli è tornato in liberà da meno di un mese. Era il 13 maggio scorso quando, dopo 6 mesi di detenzione a Rovigo, è stato rilasciato. Il Tribunale di Sorveglianza di Venezia gli ha infatti concesso l'affidamento in prova.
L'ex capitano del Palermo è stato condannato in via definita a 3 anni e 3 mesi di detenzione con la pesante accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Per il momento non deve rientrare a casa dopo la mezzanotte e non deve frequentare pregiudicati.
Il calciatore ha deciso di rompere il silenzio dopo questo periodo in carcere e ha scelto Instagram per raccontare cosa sia successo: "Due anni fa ho fatto un grosso errore. Uno di quelli che ti cambiano la vita. Avevo tutto. Ero il capitano del Palermo, facevo il lavoro che avevo sempre sognato di fare fin da bambino e la gente di Palermo mi faceva sentire a casa. In questi 12 lunghissimi anni ho sempre preferito il silenzio. Ho letto di tutto ma non ho mai replicato. Quando sei un calciatore in Serie A hai tante attenzioni. Tante persone vogliono un pezzo di te. Tanti ti conoscono ma tu non conosci nessuno. Non sai di chi ti puoi fidare. In realtà ho fatto più di un errore. Il primo grosso errore è stato quello di essere sempre disponibile con tutti. Chi viveva a Palermo in quegli anni.. sa".
Nella lettera postata sul suo profilo poi ammette: "Il secondo errore è stato quello di usare delle parole sbagliate, parole che non pensavo e mai penserò. Spesso quando sei al top ti senti invincibile... invece sei solo umano".
E infine dice: "Ho chiesto scusa tempo fa per quelle parole e lo faccio nuovamente. L’anno scorso è arrivata la sentenza. Sentenza che non ho condiviso perché mi sentivo lontano e sono lontano da quel mondo, ma sentenza che ho rispettato presentandomi spontaneamente il giorno seguente in un carcere di massima sicurezza, sempre per scelta mia, per scontare la mia pena. Un giorno lì dentro sembra infinito, 6/7 mesi, un'eternità. La pena più grande l’ho scontata in questi 12 anni, ogni giorno, nel vedermi accostato ad un qualcosa che non sono e che non mi appartiene".